- Dialogo immaginario tra un buffone volterriano e un giornalista baciapile
M. BRAMBILLA: - E’ vero. L’aborto è un omicidio, lo dice la scienza!
TATARANCHIU: - Ma allora se c’è un omicidio, c’è un assassino, anzi un’assassina…
M. BRAMBILLA: - …e i suoi complici…
TATARANCHIU: - …che sono?
M. BRAMBILLA: - …che sono il marito o il compagno, i medici, i paramedici, gli operatori sanitari tutti, compresi i dipendenti della struttura ospedaliera dove si commette il delitto…
TATARANCHIU: - …ma anche i barellieri, gli addetti alle pulizie, i cuochi…
M. BRAMBILLA: - ?
TATARANCHIU: - …tutti…a meno che, mentre avviene l’omicidio, non si tirino fuori annunciando tre volte che “loro, al pari di Scalfaro, non ci stanno”, ma che rimangono perché loro tengono famiglia devota a santa romana chiesa, al papa, a Ruini, a Bagnasco e alla Binetti e fanno opera di penitenza! Manca qualcuno però!
M. BRAMBILLA: - E chi, scusa?
TATARANCHIU: - Dio, per esempio…
M. BRAMBILLA: - ...che c’entra! Dio è sottinteso!
TATARANCHIU: - Forse, però, basterebbe il papa…
M. BRAMBILLA: - Dio c’è sempre, in ogni luogo, non ha principio e non ha fine, è onnipotente…
TATARANCHIU: - …ci credo! Mica ci vuole niente per creare uno strano come te!
M. BRAMBILLA: - Che vuoi dire scusa?
TATARANCHIU: - Quel che ho detto. E’ un apprezzamento. Ci vuole molto coraggio a dare dell’assassino a chiunque si muove, senza fare abiure e propositi di penitenza, in un presidio ospedaliero dove si applica la Legge 22 maggio 1978 n. 194. Obbiettivamente non è da tutti sfidare il politically correct establishment >
M. BRAMBILLA: - Bisogna professare le proprie idee, sempre, sempre, sempre!
TATARANCHIU: - Sono d’accordo. A patto però di non offendere l’intelligenza altrui, o no? Sennò parla da solo, approvati e applauditi.
M. BRAMBILLA: - Per quel che me ne frega di ciò che pensano gli altri...
TATARANCHIU: - Ma scusa, Michele, ti rendi conto che hai definito assassini anche i parlamentari che hanno votato la Legge 22 maggio 1978 n. 194? Ti rendi conto che definisci assassini gli elettori che hanno votato contro l’abrogazione della Legge 22 maggio 1978 n. 194?
M. BRAMBILLA: - Un omicidio è un omicidio, punto e basta! Un omicidio non è meno omicidio perché eseguito da un popolo.
TATARANCHIU: - Sono d’accordo. Il fatto è che quello che tu definisci omicidio non è un omicidio, cioè la soppressione di un essere vivente dotato di completa autonomia, nato, titolare di diritti e, in futuro, di doveri, munito di codice fiscale…
M. BRAMBILLA: - guarda che lo dice la scienza che è un essere vivente quello che si sopprime con l’aborto…
TATARANCHIU: - Se è per questo anche uno spermatozoo umano è un essere vivente, con tanto di patrimonio genetico umano…e sai quanti ne faccio abortire ogni giorno? Tutte le volte che vedo una bella topolona i miei eroici gametini si mettono in marcia cantando “ O bella ciao” sapendo che saranno assassinati quasi tutti, tranne uno, se la bella topolona me la molla ed è in calore. Sennò, se non è in calore, muore pure l’unico sopravissuto. Da quando produco gameti ne avrò assassinati miliardi, alcuni con le mie stesse mani, altri colposamente perché ho lasciato che si allontanassero da me senza intervenire, altri perché dopo averli collocati al posto giusto nel momento giusto…
M. BRAMBILLA: - Un gamete non è un essere vivente, non è un essere umano, non è una vita degna di essere protetta, degna di essere chiamata sacra!
TATARANCHIU: - Dunque un gamete, con tanto di DNA, può essere soppresso! Ma se tocca l’ovulo, ci si tuffa dentro, si accomoda, si fa gli affaracci suoi, cresce e si moltiplica in bellezza diventando un embrione…
M. BRAMBILLA: - …quella è una vita umana, quindi sacra! E se si abortisce l’embrione si compie un omicidio.
TATARANCHIU: - Ma la legge dice che…
M. BRAMBILLA: - …la legge degli uomini non vale nulla. Ciò che conta è la legge di Dio, la legge che Dio stesso ha dato agli uomini per mezzo di suo Figlio e…
TATARANCHIU: - …dei suoi vicari in terra, oggi J. Ratzinger, che delega alternativamente Bertone, Ruini, Binetti e Giuliano Ferrara. Quest’ultimo con l’imprimatur di Veronica Lario!
M. BRAMBILLA: - Ma tu l’hai mai vista un’ecografia?
TATARANCHIU: - Di un embrione mai.
M. BRAMBILLA: - Guarda che un embrione e un feto sono la medesima cosa di fronte a Dio.
TATARANCHIU: - Ma la scienza dice che l’embrione diventa feto dall’ottantesimo giorno in poi dalla data del concepimento.
M. BRAMBILLA: - Ma se il feto è vita umana derivata dall’embrione, anche questo è creata da Dio ed è quindi sacro! E comunque la fede religiosa qui conta zero, anzi meno di zero: ripeto, bastano gli occhi e la ragione per rendersi conto che con l'interruzione di gravidanza si distrugge una vita che è già cominciata.
TATARANCHIU: - Di un embrione di qualche giorno?
M. BRAMBILLA: - Si, di un embrione di qualche giorno! A causa di questa evidenza, appiccicare l'infamante marchio di «baciapile» a chi, come me, dice che «l'aborto è un omicidio», è una reazione sterile, inefficace e un po' vigliacca da parte di chi non ha altri argomenti se non quello di squalificare come retrogrado e bigotto chi lo mette di fronte a un fatto incontestabile.
TATARANCHIU: - Suvvia, come sei permaloso! Baciapile è chi ostenta un’esagerata devozione religiosa. Non vedo che cosa ci sia di infamante nella parola “baciapile”. Semmai è esagerata la tua reazione che ti porta a definire, tout court, “vigliacchi” quelli che non la pensano come te. Che poi l’aggettivo “baciapile” sottenda il retrogrado e il bigotto è un tuo convincimento e non necessariamente quello di chi ti taccia di baciapile. Personalmente mi contento di darti del baciapile! E dell’ ipocrita. E ti spiego il perché.
Dunque, tralasciando le premesse da feuilleton, in una vagina è gioiosamente penetrato un pene, che gocciolando per il piacere emette anche liquido seminale, contenente, quasi sempre, un esercito di spermatozoi.
Costoro, profittando istintivamente della situazione, cominciano a correre, a correre, a correre lungo un percorso accidentato… Il primo di costoro che riesce a catturare un ovulo decreta la morte di tutti gli altri competitori: una vera e propria strage, gamete massacre! Il vincitore dell’agone genera così una “vita”, che da quel momento è, per voi, “sacra”.
Non è cioè sacra quando è voluta, consapevolmente creata, amata. Quella vita non è più sacra quando si aggirerà per le strade plagiata da miraggi d’ogni genere, brutalizzata dalla vita, dalle guerre, dalle malattie, dalle carestie, dal disamore, dall’egoismo, dalla grassazione, dalla fame, dalla droga, dalla schiavitù sociale e psicologica, dall’inquinamento…E’ sacra per il sol fatto che due gameti si sono incontrati in un utero, due gameti appartenenti magari a due persone che a tutto pensano meno che a prolificare, hanno cincisquigliato un poco e, zac!, voici la vie!
Ecco la vita, sacra! Sacra perché di un essere superbamente definito dai suoi consimili creato da Dio, a Sua somiglianza.
L’Uomo, dunque, sedotto dalla sua stessa superbia, si autodefinisce simile a Dio e si immedesima tanto in quel ruolo immaginato, e completamente dissociato dalla sua infinitesima realtà, da supporre di essere l’amplificatore della Sua Parola e il testimone della Sua Volontà. Travolto da questo delirio non esita a classificare inferiori tutte le altre forme di vita al punto di pretendere di indicare chi è degno di vivere e chi no, anche se suo simile, come in guerra, per esempio, con la benedizione del cappellano militare!
M. BRAMBILLA: - Che l'aborto sia un omicidio non è solo «quello che penso»: è una verità oggettiva, sperimentalmente verificabile da chiunque, basta, ripeto, osservare un'ecografia. L’ecografia dice che la vita è già cominciata e che - come dimostrano tutti gli studi medici in materia - ripeto medici, non teologici - ha già una sua particolarissima autonomia, tanto che interagisce con la mamma e prova sensazioni positive o negative che lo segneranno anche dopo la nascita.
TATARANCHIU: - Patetico! Ti preoccupi del fetolino che interagisce con la mamma, magari incazzata perché c’è “rimasta”, e non ti preoccupi del probabile fetente che diventerà il fetolino in un clima privo d’amore Davvero patetico questo Brambilla, che, repetita iuvant, ci tiene a precisare che non è la teologia (davvero?) bensì la scienza a dimostrare la fondatezza dell’affermazione che ove c’è una gravidanza umana appena avviata c’è vita, sacra, a prescindere ovviamente dal fatto che quella “vita” è embrionale, appena abbozzata, biologicamente del tutto imprevedibile, tant’è che il Diritto Umano non considera l’embrione un individuo…
M. BRAMBILLA: - …e poi fa veramente tristezza sentir ripetere ancora oggi che «solo la donna ha il diritto di decidere». È fin troppo facile rispondere a queste persone che anche loro furono embrioni, e che oggi non potrebbero dire quello che dicono se le loro madri avessero deciso che eliminarle era un «diritto». Basta ipocrisie, qui non è in gioco solo la libertà della donna: è in gioco anche la libertà di esistere a chi c'è già.
TATARANCHIU: - Vale a dire che un uomo, che ha condiviso con una donna momenti di piacere acquisisce il diritto di disporre del contenuto dell’utero della sua, magari occasionale, compagna, indipendentemente dalla volontà di quest’ultima di desiderare un figlio, di coltivare un progetto di maternità, di gestire il suo nuovo stato, di amarne la creatura, di crescerla, educarla e accompagnarla alle soglie della maturità.
Tu dici che quelli che non ci sono avrebbero potuto esserci se quelli che ci sono non avessero loro impedito di esserci. Loro, cioè quelle che ci sono, non hanno nessun diritto di stabilire cosa e chi deve stare dentro alla loro pancia per una semplice questione di gratitudine verso chi, potendo, non li ha a sua volta eliminati quando erano embrioni. E’ così? Ma l’embrione ha il diritto di nutrirsi di quel corpo, il diritto di crescere in quel corpo, se l’anima di quel corpo, la sua psiche, non lo ama, non lo vuole, non vuole o non può essere il suo nido d’amore?
M. BRAMBILLA: - La vita umana, anche se embrionale è sacra, è inviolabile! Per questo motivo, credo che sia sbagliata perfino la posizione di quei cattolici che dicono: «applichiamo la 194 anche nella sua parte che tutela la gravidanza». Sì, so perfettamente che la 194 prevede norme che incentivano la donna in difficoltà a scegliere la strada giusta, che è quella di non sopprimere il bambino. E so perfettamente, anche per esperienza familiare, che negli ospedali e nei consultori pubblici chi cerca di applicare quelle norme è ostacolato, quando non insultato come «terrorista», da chi sponsorizza la soluzione più veloce, che è l'aborto.
Ma, anche se nella 194 c'è questa parte «buona» da valorizzare, penso che quella legge sia intrinsecamente sbagliata, perché rende legale un omicidio. Si obietta che prima si abortiva lo stesso, e in condizioni più pericolose per le donne. Vero. Ma a quella piaga si sarebbe dovuto reagire facendo di tutto per impedire situazioni del genere e aiutando le mamme in difficoltà: non legalizzando l'errore. Anche i furti, gli stupri e le rapine in villa esistono: ma nessuno si sogna di risolvere il problema rendendoli legali e controllati dallo Stato.
TATARANCHIU: - Non ci sono dubbi: i legislatori dovrebbero ispirarsi ai tuoi principi guida, moderno Solone capace di dirimere gli insanabili contrasti tra guelfi e ghibellini della 194.
Se ti avessero interpellato oggi migliaia di spledidi bimbi ignudi e infangati guazzerebbero felici nella monnezza partenopea, intenti alla separazione differenziata, trovando poi, a sera, riparo nelle cartonville graziosamente disposte attorno alle discariche “volontarie”, risolvendo contemporaneamente numerosi problemi: natalità (a iosa), crescita (all’aria aperta), nutrizione (residui organici, roditori e volatili), istruzione (rigorosamente ecologica) e occupazione (dalla raccolta differenziata a camorrista industriale polisettoriale)
M. BRAMBILLA: - Che sia chiaro, chiarissimo: io non voglio che la donna che abortisce vada in galera
TATARANCHIU: - Ma che bravo che sei! Possiamo però lapidarla simbolicamente coperta da un burka, non trovi?
M. BRAMBILLA: - No, non trovo! Tuttavia ritengo che il danno della 194 non sia la sua incompleta applicazione. Il danno è che ha confuso le coscienze, ha creato falsi alibi, insomma ha instillato in molte donne (e in molti uomini: perché non dimentichiamoci che, così come si genera in due, si abortisce in due) la convinzione che l'aborto, se lo Stato lo consente, non è poi così sbagliato. È questa la colpa grave, gravissima, della 194, anzi di ogni legge che permette l'interruzione di gravidanza.
TATARANCHIU: - Quindi secondo te le donne che abortiscono lo fanno perché convinte che in fondo non è sbagliato visto che lo Stato (sic!) lo consente. E’ evidente che tu sei ispirato da una concezione genitoriale dello Stato, una sorta di rigido educatore-padre-padrone che può permettere o vietare anche comportamenti personali che nulla hanno a che vedere con gli interessi della collettività.
Ma questa è una storia che somiglia a un’altra, la storia di una potente lobby che con una opera plurisecolare di mistificazione dei fatti ha plagiato le coscienze di miliardi di individui terrorizzandoli con la visione di eterne punizioni divine per meglio assoggettarli al potere di una aristocrazia confessionale assoluta con la complicità di prestanomi della aristocrazia politica…
M. BRAMBILLA: - …di cui non me ne frega niente! Qui si tratta di affermare un principio incontestabile, e cioè che un omicidio non può essere considerato lecito.
TATARANCHIU: - Dunque secondo il tuo “Corpus Iuris Civilis” l’aborto è un omicidio. Secondo te, novello Lex Latorem, il Codice Penale della Repubblica Italiana è incompleto e deve essere riformato alla luce della moderna Filosofia del Diritto Brambilliana: chi abortisce commette un reato. Però la rea non và in galera, magari condannata alla Ius Primae Aborior, pena per la quale la rea stessa deve essere rifecondata al cospetto di una corte che controlli l’esecuzione della sentenza. Manca il boia: ma non credo che costituisca una difficoltà, oiboh!
M. BRAMBILLA: - Mi inquietano anche certe prudenze della Chiesa. Con tutto il rispetto, non capisco come mai sia così intransigente sulle unioni civili, e timorosa nel chiedere l'abolizione della legge sull'aborto.
TATARANCHIU: - Qui ci vuole uno della tempra di Bagnasco…
M.BRAMBILLA: - Ci scandalizziamo per la pena di morte e la fame nel mondo, ma forse la nostra generazione sarà giudicata soprattutto per aver eliminato, con la benedizione della legge e con la quieta coscienza del mondo perbene, cinquanta milioni di bambini all'anno.
TATARANCHIU: - Ma famme 'o piacere!!! Dunque non dobbiamo scandalizzarci per la pena di morte e la fame nel mondo, causa della morte di un bimbo ogni minuto. Dobbiamo invece scandalizzarci per ciò che avviene nel nostro letto, quando ci si ama e ci si vuole semplicemente e naturalmente donare l'uno l'altra, unendo i corpi con l'intento di giungere al piacere, quel piacere che lenisce e infonde forza all'umano agire, che rende grande e irrinunciabile l'amore, quello vero, supremo equilibrio di tensione fisica, umori, sensazioni e pensieri, cioè la fucina della Poesia, l'alito divino dell'Umanità!
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