domenica 20 gennaio 2008

PAPA JOSEPH RATZINGER E L’INTOLLERANZA " GIACOBINA "

Penso che la maggior parte dei suoi effetti nella storia sia stata dannosa (…) la religione e’ stata dannosa perche’ ha fatto in modo che la gente credesse a cose delle quali non esistevano prove concrete, e questo ha falsato il pensiero di tutti, ha falsato i sistemi di educazione e creato anche una completa eresia morale: e cioe’ che e’ bene credere a determinate cose e male credere ad altre, senza domandarsi se queste cose siano vere o false. (Bertrand Russel)

Oggi decine di migliaia di fedeli hanno gremito Piazza San Pietro e altre piazze d’Italia dotate, per l’occasione e a spese della municipalità, di grandi schermi, per partecipare all’adunata promossa dal cardinale Ruini in occasione dell’Angelus, nel corso della quale il papa, oltre a dispensare la benedizione, avrebbe fatto cenno alla vicenda che l’ha visto contestato e rifiutato da una parte del mondo universitario dell’Università “La Sapienza” di Roma, in vista della sua, subito annullata, partecipazione all’inaugurazione del nuovo anno accademico.
Un uomo, un grande intellettuale dello spessore di Joseph Ratzinger non poteva che onorare un evento, di solito scontato e formale, come l’inaugurazione di un anno accademico.
E ciò che è successo sicuramente deteriora l’immagine di quel mondo particolare dove il percorso verso la conoscenza si intreccia con il destino dell’uomo alla ricerca della verità ultima, la ragione o le ragioni della propria esistenza.
Ratzinger avrebbe potuto contribuire non poco allo stimolo di riflessioni di natura squisitamente filosofica, ammesso, e non concesso, che probabilmente non avrebbe tentato un approccio apologetico strettamente e rigorosamente confessionale.
D’altra parte se ciò fosse accaduto sarebbe stato comprensibile visto che Ratzinger è anche il Capo della Chiesa, non insensibile cioè alla tentazione di trattare tematiche afferenti la funzione della Chiesa nella Storia e nella Società.
Purtroppo la Chiesa in quanto istituzione di potere, forse come tutte le istituzioni di potere, ha una storia inquietante e il suo percorso, è innegabile, è lastricato di omicidi, assassini, stragi, genocidi, guerre, persecuzioni, oppressioni e tutto il corollario di bestialità di cui è stato vittima l’uomo nella sua evoluzione verso l’odierna civiltà.
Il ricordo di certi misfatti di qualche secolo fa, quali l’assassinio di Giordano Bruno, la persecuzione di Galileo Galilei, la complicità con i regimi monarchici assolutisti d’Europa, oppressori delle libertà, è vivo nella mente di chi lo verifica continuamente con la ricerca storica, con lo studio dei documenti originali, nell’intento di strutturare in modo ordinato e vasto il proprio sapere e pervenire a un sistema di conoscenze e alla maturazione della capacità autonoma di valutazione.
Per esempio, chi studia la storia del fascismo non può non sorprendersi dell’assurdità dei Patti Lateranensi, della complicità storica della Chiesa nell’affermazione del fascismo, tardivamente contestata dal suo mentore Pio XI, ovvero papa Ratti, che aveva cercato nei patti una sostanziosa riparazione economica e un’assegnazione di ruoli di potere nella società fascista in cambio dei voti dei cattolici, ambitissimi da Mussolini per legittimare la dittatura.
Per non parlare della sua responsabilità morale – quando non materiale - nella persecuzione di ebrei e musulmani dal medioevo all’olocausto finale.
Ovviamente l’accademico cadetto, non ancora erede del patrimonio baronale di quest’altri centri di potere che sono le università italiane, fresco di ideali e di indignazione, di razionalità formale e saperi conformati, non poteva reagire diversamente di fronte alla prospettiva imposta dalle gerarchie di affidare l’inaugurazione dell’anno accademico a quel “reazionario e dogmatico cattedratico” di Joseph Ratzinger che avrebbe sicuramente lasciato un’impronta disonorevole indelebile sull’immagine libertaria e anticonformista della gioventù accademica, vetero marxista per definizione, quando non giacobina.
Più che Ratzinger sono state, a mio modesto avviso, le invadenti e bellicose gerarchie vaticane a provocare la protesta studentesca, che con molta leggerezza e spirito narcisistico hanno negoziato un invito imprudentemente formulato dallo stato maggiore della “Sapienza”, incurante del reattivo cosmopolitismo culturale che ne caratterizza la vita.
Daltra parte i toni usati dai “legionari” del papa non sono meno “giacobini” nel merito di quelli dei laici. Il che mi fa pensare, con acume dietrologico lo ammetto, che i novelli sanfedisti abbiano reagito così come da copione, indipendentemente dal fatto che il papa si chiami Ratzinger o Rossi.
Quegli attivisti confessionali con i loro corteo di chierici, sacrestani, baciapile, prefiche, visionari, schizofrenici e nanetti mentali, incapaci di autentiche riflessioni spirituali, si sono mossi come una sedicente legione (dimentichi delle sofferenze loro inflitte dalle vere legioni romane da cui mutuano bellicosamente il nome) al semplice richiamo del loro "Capo di Stato Maggiore", cardinale Ruini, ufficialmente per testimoniare solidarietà al papa, nella realtà per mostrare i muscoletti di un gregge belante e ossequiente, in autorizzata gita fuoriporta, con il plauso interessato del corrotto establishment politico - sindacal - imprenditoriale, subito affrettatosi, come per il "povero" Mastella, a esternare il proprio disappunto e indefesso amore per il papa oltraggiato.
Ciò che ha caratterizzato l’accaduto non è comunque da sottovalutare perché nella Repubblica dei Nani & Ballerini che ci siamo dati, chiamata seconda repubblica (sic), è in atto una strisciante lotta di classe che non è quella tra il proletariato e la borghesia, ma quella tra la classe del popolo fottuto e la classe dei suoi grassatori dirigenti politici in combutta coi ballerini.
E la chiesa (classe dei grassatori) che fa? Tiene la candela e invita piagnucolando a pregare San Gennaro di liquefare il "sangue" in segno di accordo della misericordia divina, mentre prende la mancia dai predatori fingendo di essere dalla parte del popolo sodomizzato tra l'immondizia. Insomma “chiagne e fotte” .


Tataranchiu




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