domenica 13 gennaio 2008

MATRIMONIO, LIBERE UNIONI E LAICITA'

Ci sono simpatiche le persone che dicono francamente quello che pensano, a condizione che pensano lo stesso di noi ( Mark Twain).

Sabato 31 marzo 2007

Angelo Bagnasco sorprende ancora, purtroppo! E sembra che non voglia smettere di sorprenderci con le sue scorrerie verbali in fatto di etica. Vero è che a nessuno può essere impedito di esprimere la propria opinione, ragione per cui dobbiamo tenerci il Bagnasco-pensiero.
E Bagnasco ha il diritto di "dire la sua" come chiunque altro, però come chiunque altro deve assumersi la responsabilità e il rischio del contradittorio. Ma proprio per il ruolo che svolge nell'istituzione che rappresenta e l'influenza che esercita sulla pubblica opinione dello stato in cui vive, dove democraticamente opera, egli è tenuto ad atteggiamenti improntati a moderazione, pacatezza, equidistanza, evitando di alimentare lo scontro di schieramenti, spesso motivato da opportunismo elettorale anzichè da una condivisione di valori.
Ho l'impressione che il mondo dei mass media presti eccessiva attenzione alle esternazioni di un personaggio che vorrebbe far collimare l'etica confessionale del suo universo visionario e fantasioso al senso morale umanistico che ispira lo stato laico italiano.
In fin dei conti Bagnasco non lavora, non paga le tasse, non è eletto da nessuno, gode di privilegi assurdi, non ha figli da mantanere, fa parte della monarchia assoluta di un altro stato...che diritto ha di intervenire continuamente e pubblicamente sul comportamento del cittadino italiano con giudizi morali tendenti a condizionarne le scelte?

Ciò premesso mi si consenta qualche libera riflessione e qualche domanda.

La prima. Angelo Bagnasco, lo do per scontato, è una persona pia e devota, che ha fatto scelte di vita coerenti con il suo credo. Ma le sue scelte gli danno il diritto di mortificare e ingiuriare persone che hanno fatto altre scelte di vita associandone il significato di quelle scelte a pedofilia e incesto?
Il fatto che due o più persone di uguale o differente sesso vogliano condividere una relazione affettiva, basata anche su solidarietà, amicizia. socializzazione, comunanza di idee e progetti, interessi e via dicendo, è davvero così censurabile se l'aspirazione fondante è il loro riconoscimento da parte della comunità umana a cui appartengono?
Se è così perchè allora non censurare i conventi, dove l'omossessualità è un dato di fatto istituzionale a prescindere dai comportamenti sessuali dei singoli appartenenti. I conventi di suore, di frati e di seminaristi sono notariamente teatro di storie etero ed omosessuali, tanto da fornire materiale probante, non tanto al pettegolezzo quotidiano, quanto alla letteratura di tutti i tempi. Tuttavia nessuno ha mai chiesto la chiusura d'imperio di tali conventicole, dove, si narra (vox populi, vox dei ), che lussuriosi prelati e concupiscenti badesse hanno pascolato a loro piacimento seminando espositi e feti in ogni meridiano e parallelo della Terra.
Non ci si dimentichi, tra l'altro, del silenzio imposto dalle gerarchie ecclesiastiche agli attori diretti e indiretti di storie di ordinaria pedofilia di cui l'America, e non solo, ancora parla, e che hanno portato una importante diocesi sull'orlo del fallimento, perchè impossibilitata a risarcire quel che oggi resta di bimbi sodomizzati da eminenti prelati, peraltro subito trasferiti e sottoposti a singolari programmi di protezione ideati dallo Stato del Vaticano. Ma di storie nefande da raccontare ce ne sono a iosa: il Decameron a confronto sarebbe un bignamino!
Quindi i bagnasco e i ruini facciano a meno di tirare le "prime" pietre perchè il pulpito da dove esecrano nel nome di Dio è lordo di misfatti di ogni genere, e non può essere credibile cattedra di morale cristiana come vorrebbero fare intendere.
La seconda. Bagnasco e compagni sostengono che il matrimonio è espressione del diritto naturale (!), concetto giusnaturalistico abusato anche da parte di una certa classe politica, fortunatamente allo sbando, parateocratica e opportunista.
Il matrimonio è una istituzione umana che regola, al suo sorgere, rapporti di proprietà e di produzione. Questo rapporto ha avuto nel corso di migliaia di anni forme e ragioni d'essere diversissime.
La sua iniziale sacralizzazione è la conseguenza di esigenze normative molto sentite dalla comunità umana per difendere la compattezza della comunità tribale e quindi della famiglia.
Infatti il capo della comunità tribale assolveva anche la funzione di sacerdote e, con questa veste, testimoniava la sacralità del contratto per volere degli dei, di modo che la solidità del legame così istituito garantisse al marito asservimento fedele e figliolanza operaia. (continua)

Nessun commento: