domenica 24 febbraio 2008

Caro Signor Bernardini,

premetto che adoro il Veneto e la sua gente, tra la migliore che io abbia mai conosciuto. Negli anni '60 e '70, quando, noi giovani di allora, avevamo voglia di bagordi e mangiar bene a poco prezzo, andavamo nel Veneto, dove "i terroni del nord" (così vi chiamavamo e vi compiacevate di essere definiti) ci offrivano economica ospitalità.
Allora l'industrializzazione del nord-est non era nemmeno pensabile e molti treni di pendolari venivano da Verona, Vicenza e Padova nella ricca "Milano da bere".
Con la dissoluzione della Jugoslavia il Triveneto iniziò a riempirsi di piccole ma agguerrite industrie artigianali. Parimenti iniziò una sorta di ridimensionamento dell'industria lombarda ( o comunque una sostanziale diminuzione del tasso di crescita ). Oggi è davvero impressionante verificare come è cresciuto il Veneto, anzi il Triveneto! Ha interamente recuperato (?) la gloria di un tempo, la gloria della Venezia dei Dogi (?).
E anche la vanagloria di certi suoi irriflessivi estimatori cui non sono chiare le dinamiche socioeconomiche che possono arricchire o impoverire i popoli ( La ricchezza delle nazioni -Adam Smith).
Le ricordo che quando vivevate negli acquitrini Roma era il Mondo e voi ne mendicavate la cittadinanza. E quando Roma non esisteva la Sicilia era la Magna Grecia, cui la cultura veneta è largamente tributaria oltre a quella romana.
Bisogna avere il senso della Storia per capire perché a volte un popolo appare, per un periodo di tempo più o meno lungo, più virtuoso di un'altro. E solo comprendendo ciò cresce dentro di noi il fiore della modestia che non ha nulla a che vedere con quella mala pianta che le avvelena l'anima e la rende intellettualmente miope.
Il disastro della nostra repubblica è dovuto anche a famosi politici veneti (Piccoli, Rumor, Bisaglia) che hanno fatto scuola e hanno lasciato molti eredi, dopo aver poppato a morteMamma Roma. E oggi ne paghiamo tutti le conseguenze.
Ma la soluzione non è nella segmentazione ma nel radicale cambiamento delle regole alle cui perversità non è estraneo neppure il Veneto (legga "La Casta").
Occorre rifondare la nostra repubblica sulla base di un nuovo patto sociale, sodale ma inflessibile, cambiare la Costituzione, abolire i privilegi, depenalizzare i piccoli reati e rendere penalmente perseguibili (con certezza) la frode e la millanteria politica, la corruzione attiva e passiva, la concussione, l'evasione e la frode fiscale.
Premierei l'intrapresa dimezzando la tassazione se rispettosa di fondamentali principi di tutela sociale del lavoratore. Disincentiverei le rendite passive. Combatterei senza quartiere mafia, camorra, ndrangheta, sacra corona e avvierei una sana politica di valorizzazione del mezzogiorno ( turismo, servizi, ricerca ). Ma sopratutto decimerei l'apparato pubblico delle sfaticate mezze maniche e dei suoi così detti dirigenti. Il parlamento dovrebbe avere un massimo di 500 deputati tra regionali e nazionali. Le province dovrebbero essere abrogate, molti comuni accorpati in macrocomuni con delegazioni(ex sindaci) di quartiere (ex piccoli comuni tra loro contigui)
E' vero, è un lavoro immane, forse non basterebbe una generazione, ma si può fare. Ne sono sicuro.Ami la nostra Patria, tutta intera!, perché con tutti i suoi difetti è il più bel paese del mondo, dove tutto il mondo prima o poi vuole venire ( non solo per vedere Venezia! ).

Nessun commento: