domenica 24 febbraio 2008

LA VERA STRAGE DEGLI INNOCENTI, QUELLA DI CUI NON PARLANO I VANGELI E CHE CI LASCIA INDIFFERENTI ( Clicca quì)

La cronaca nera di molti quotidiani di qualche giorno fa narra di un certo V. Iacona di Agrigento che ha violentato una bimba di quattro anni, figlia di una parente che di lui si fidava, ignara che il “mostro” era già stato condannato per un precedente orrendo delitto dello stesso genere ai danni di tre bambine.
Non credo che occorra una particolare disposizione mentale per comprendere le devastanti conseguenze che hanno disarticolato la psiche di queste povere bambine, provate da una esperienza così traumatizzante e distruttiva, difficilmente rimovibile.
Le persone che portano con sé il peso di questa terribile esperienza infantile, quasi mai elaborata e risolta, manifestano, sin dall’infanzia, problematicità comportamentali che investono e le loro relazioni sociali e il complesso delle attitudini psicologiche, quali caratterialità, percezione, cognitività, apprendimento, intellettività, intellettualità.
Spesso, la radice del disagio sociale e dei comportamenti correlati ha origine da questo scardinamento del processo di crescita prodotto dall’abuso e dalla violenza sessuale subiti in età minorile.
Posto innegabilmente che il disordine di personalità, con tutto il corollario di disadattamenti sociali, sia l’ineluttabile conseguenza di una violenza subita, quali sono i compiti che le istituzioni devono svolgere per prevenire e reprimere questo genere di delitti e per assistere adeguatamente le vittime durante la non breve fase di elaborazione del loro trauma psicologico?
Sembra incredibile, ma è così: nel Paese del pio Beccaria la violenza sessuale su tre minori merita meno sanzioni di una bancarotta fraudolenta. Vale a dire che la vita di tre bambini vale meno di una insolvenza truffaldina.
Nella fattispecie, V. Iacona, per aver abusato di tre bambini, era stato condannato ad appena sei anni di detenzione. Di questi sei anni non ne aveva scontato neanche uno grazie alla scadenza dei termini di carcerazione preventiva, beneficio accordabile, con le dovute riserve, magari a delitti colposi, ma non a quelli volontari legati all’integrità fisica e psichica della persona, specie se minore o indifesa.
In un Testo Unico che raccolga e armonizzi la complessa materia della tutela dei minori, sia sotto il profilo civilistico, sia sotto il profilo penale, il reato di abuso sessuale di minori dovrebbe essere equiparato all’omicidio di primo grado, punito con il massimo della pena e senza facoltà di patteggiamento, ovvero con l’ergastolo in regime di isolamento perpetuo. Un buon deterrente, credo, anche se non risolutivo, per frenare l’impulso concupiscente del reo, altro che castrazione chimica e amenità del genere.
Fa specie assistere invece a diatribe collettive sul valore dell’embrione umano, sulla vita dei non nati, sulla pena di morte e constatare che i “mostri” che divorano l’anima dei nostri bambini s’aggirano liberi tra noi con la condiscendente pigrizia di un legislatore sordo e non all’altezza della missione, una giustizia farraginosa e tentennante
Penso, è inevitabile, alle vittime del clero pedofilo, protetto dal Vaticano, che non perde però l’occasione di sollevare fanfaluche su ciò che è moralmente legittimo o illegittimo nel fare sesso, dribblando ipocritamente il problema degli abusi sessuali dell’infanzia.
Penso a quel grande mestatore e ondivago di Giuliano Ferrara, che per rendere pariglia ai patrocinanti la moratoria mondiale sulla pena di morte e acquisire gradi di visibilità da spendere elettoralmente, con il compiacimento di Joseph Ratzinger, si agita per proporre a sua volta una moratoria mondiale sulla vita, ma non spende una sola parola sull’olocausto dell’infanzia abusata.
Per la Chiesa, per Giuliano Ferrara, per la teodem Binetti e la grande schiera dei credenti integralisti, collaborazionisti del regime clericale italiano, è più importante occuparsi degli “sversamenti” gametici accidentali di quanto non sia l’occuparsi dell’infanzia violata, già vivente, già esseri umani, portatori di una sofferenza senza fine a cui sarà per sempre negata la serenità.
Se siamo genitori o se pensiamo di diventarlo dobbiamo mettere nel conto della vita che quella tragedia può colpire anche i nostri figli e iniziarli alla forma più crudele della via crucis esistenziale.
Perciò dobbiamo ergerci con forza e rivendicare con determinazione che la Politica si assuma le proprie responsabilità mettendo subito nel cantiere legislativo il progetto di un Testo Unico dell’infanzia che statuisca, con omogeneità, passo dopo passo, gli obblighi della comunità tutta in fatto di vigilanza e tutela dei minori in stretta collaborazione tra le istituzioni famigliari, educative, sociali, assistenziali, associative, di vigilanza e repressive, affinché i nostri figli possano presentarsi all’appello della maturità civile immuni da quelle ferite psichiche che generano anche disadattamento e conflittualità sociale.

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